Bullismo in età preadolescenziale
25 settembre, 2007 by Agata Romeo - Psicologo
Categoria: Bullismo, Minori
LA RICERCA
Il mio contributo si inserisce in quel filone di ricerca italiano, iniziato da Ada Fonzi e dalla sua équipe (cfr. Fonzi , 1995 e 1996 ), nell’intento di fornire ulteriori dati per la definizione, la quantificazione, comprensione e prevenzione del fenomeno del bullismo in Italia.
La ricerca è stata condotta in quattro scuole elementari e cinque medie inferiori di Catania e provincia, nel mese di Aprile del 2001. Per ogni scuola sono state scelte casualmente due classi, sono stati coinvolti, anche i docenti, uno per classe, delle stesse scuole prescelte.
Complessivamente il campione risulta essere costituito da 318 studenti e 18 insegnanti.
Gli strumenti utilizzati sono stati: intervista, osservazione e questionari.
L’intervista è stata effettuata ai docenti singolarmente, in forma anonima, è prevista solo la specificazione del sesso. Circa il campione degli insegnanti si è tentato di:
· Stabilire il livello di conoscenza, quantità e qualità delle informazioni possedute dai soggetti considerati sulla presenza e sulle caratteristiche degli episodi di bullismo;
· Identificare le principali caratteristiche degli episodi di bullismo, confrontando le risultanti delle situazioni socio-ambientali e contestuali considerate;
· Verificare le possibilità di intervento e di prevenzione a livello di scuola nelle situazioni considerate.
L’osservazione è stata rivolta agli studenti ed effettuata durante le ore di lezione, in classe, e durante l’intervallo, nel tentativo di evidenziare il clima, la comunicazione, leadership, ecc.
I questionari sono stati presentati in due forme , l’una per i bambini di quinta elementare, e l’altra per i ragazzi di prima media inferiore, anonimi e riferiti esclusivamente all’anno scolastico in corso. Il gruppo consta di 131 bambini delle elementari, tra cui, 68 femmine e 63 maschi, e 187 ragazzi delle medie, di cui, 86 femmine e 101 maschi. La loro età è compresa tra i 10 e i 12 anni, quella fascia della pre – adolescenza che a noi interessa esaminare.
Il questionario utilizzato è “La mia vita a scuola” di Sharp e Smith . Esso è composto da un’unica scheda costituita da 39 item che fanno riferimento a delle situazioni che si presentano abbastanza frequentemente all’interno della scuola. La scheda comprende item dal contenuto “piacevole” o “neutro” (13 su 39) e item dal contenuto “non piacevole” (25 su 39).
Facendo riferimento all’ultimo mese trascorso nella scuola di appartenenza, è stato chiesto ai soggetti di indicare la frequenza degli eventi, con la possibilità di scegliere tra: mai, una volta, più di una volta.
Viene evitata la domanda diretta e ci si riferisce all’immediato passato scolastico del soggetto.
La scheda fornisce informazioni circa:
· Quadro completo della vita a scuola;
· Individuare la presenza di bulli e/o vittime;
· Ricavare l’Indice degli episodi di bullismo (IEB);
· Ricavare l’Indice Generale di prepotenza (IGP);
Recatami personalmente nelle classi, mi sono presentata loro, come studentessa universitaria a cui serviva il loro “prezioso aiuto” per poter lavorare alla tesi di laurea. Ho spiegato che da loro avrei voluto sapere cosa gli fosse successo a scuola durante l’ultimo mese appena trascorso.
Affinché il loro contributo mi fosse realmente d’aiuto, ho spiegato che era necessario essere il più possibile sinceri, li rassicuravo, inoltre, sottolineando che il questionario era in forma assolutamente anonima.
I bambini si sono sempre mostrati molto felici di potermi aiutare, una volta avuto il loro consenso, ho distribuito il questionario e ho cominciato ad illustrare come avrebbero dovuto procedere. Era chiesto loro di specificare il sesso e l’età. Gli veniva attenzionato che gli eventi elencati erano da riferirsi ad un compagno di classe che poteva variare al variare delle situazioni e che non avrebbero dovuto scriverne il nome visto che non gli si chiedeva di accusare nessuno ma solo di segnare se fosse successo tale evento e in che misura. Abbiamo letto insieme il primo e a volte il secondo item, poi venivano lasciati liberi di lavorare da soli, erano abbastanza grandi da capire.
Qualora avessero avuto difficoltà di qualsiasi natura io li avrei aiutati. Gli alunni, inoltre erano invitati caldamente a non comunicare tra loro, in tal caso, era specificato, che non mi avrebbero aiutata.
1. L’intervista
Mentre gli alunni erano intenti a compilare il questionario, io, intervistavo il docente. Il campione complessivo è di 18 docenti, per la maggioranza donne. Alla domanda, «Ritiene che nella sua classe vi sia la presenza di bulli e/o vittime», mi sono imbattuta in sguardi piuttosto sgomenti, o chiedevano suggerimenti alle altre colleghe lì presenti in quel momento. Cercavo, quindi, di spiegare sommariamente in cosa consiste il fenomeno dopodiché il docente si esprimeva in proposito.
I docenti nel 50 % dei casi hanno affermato la presenza del fenomeno; tale dato concorda sostanzialmente con le risposte date dagli alunni delle loro classi.
Chiedevo poi di segnalare, orientativamente quanti bulli e vittime, definendone il sesso, fossero presenti nelle loro aule. Veniva chiesto se e quali peculiarità possiedono rispetto al resto della classe, sia nell’abbigliamento, che nello stile comportamentale.
Il quadro che si viene a delineare è: il bullo si vanta delle proprie bravate, delle parolacce che usa e dei gesti che fa ai compagni; assume una posizione di “privilegio” rispetto al resto della classe, appare indifferente ai richiami e alle punizioni da parte degli insegnanti, spocchioso, violento, litigioso, ha un falso sorriso, scrutatore, sicuro di sé, spavaldo, irrequieto, tuttavia molto sensibile.
Riguardo al modo di apparire dei bulli: portano i capelli dritti col gel, orecchino, occhiali da sole e telefonino durante le ore di lezione.
Le vittime, cioè coloro che subiscono i comportamenti bullistici, sono indifferentemente maschi e femmine, prive di autodifesa, vengono prese di mira principalmente per la loro debolezza, una cattiva interrogazione o per particolari caratteristiche fisiche (occhiali, sovrappeso, colore dei capelli ecc.).
Gli insulti possono essere di svariate tipologie:
· sessisti : esiste una sottocultura di insulti che coinvolge la madre, si accusano, inoltre di essere gay o pervertiti sessuali;
· razzisti;
· relativi all’aspetto fisico: si chiamano “grassoni” o al contrario “mucchietto di ossa”;
· varie: riguardano il rendimento scolastico (“non sai leggere”, “non sei capace a fare i compiti”, “hai il cervello piccolo”);
· riguardanti caratteristiche materiali: si fanno commenti su abiti, capelli, scarpe, ritenuti fuori moda o carenti di griffe.
Gli episodi non sono sporadici ma avvengono quotidianamente e sono ritenuti quasi una normalità a cui non si fa più caso. Prevalentemente in classe e nei corridoi, durante le ore di lezione e negli intervalli, e se la scuola ne è provvista, anche in cortile. Vengono coinvolti, a volte, studenti di altre classi e persino gli insegnanti, anche se questi casi sono più rari.
Alla richiesta di segnalare le forme più significative in cui il fenomeno si manifesta, il 22,22% delle risposte vede: calci, schiaffi e usi di forza in genere; preceduta da quella verbale: insulti, urla, minacce, ricatti, canzonature (27,77%); non viene menzionata la forma indiretta, forse perché più difficile da scorgere, caratterizzata dall’emarginazione intenzionale ed il parlare male dei compagni in forma sommessa (vedi figura 1); circa il bullismo fisico risultano essere in netta prevalenza gli alunni di sesso maschile, mentre la forma indiretta, risulta essere tipica delle bambine. Il bullismo delle femmine è più sottile e strisciante di quello dei maschi, non punta sulla sopraffazione fisica della vittima, ma tenta e, spesso ci riesce, di minarne l’autostima e la serenità psicologica.
Figura 1
Maschi e femmine hanno un diverso stile di relazionarsi con gli altri e con le situazioni. I maschi sembrano cercare lo scontro diretto mentre, le femmine, tentano di evitarlo, sono più propense alla cooperazione e alla collaborazione. Ciò dipende probabilmente dalla flessibilità sociale che permette alle femmine di conciliare il desiderio di vincere e di aiutare.
Alla domanda «Ha assistito ad aggressioni bullo/vittima», il 50% dei docenti ha risposto di “si”, tutti gli insegnanti hanno affermato che tali aggressioni avvengono prevalentemente in rapporto uno ad uno, mentre 3 docenti su 9 hanno assistito alle aggressioni di gruppo contro un singolo individuo.
Alcuni docenti si sono soffermati a raccontare degli episodi in modo da farmi meglio comprendere cosa significhi per loro vivere una situazione del genere: durante l’ora di lezione, in classe, davanti agli studenti e all’insegnante, un alunno inveisce contro un altro, comincia a picchiarlo, poi lo afferra per la gola e lo stringe, fino a farlo quasi soffocare.
L’insegnante interviene immediatamente ma il bambino che è stato aggredito riporterà un segno rosso al collo e starà male per un po’.
L’insegnante si è premurato ad avvisare i genitori del bullo ma non ha ottenuto l’intervento sperato, anzi è stata minacciata a sua volta.
Quell’insegnante mi ha confessato che non cercherà mai più di immischiarsi in situazioni del genere, cercherà soltanto di “svolgere bene il suo lavoro in classe”.
I docenti appaiono rassegnati, alcuni hanno paura di parlare, si sentono impotenti, sono consapevoli del fatto che bisognerebbe intervenire ma non hanno gli strumenti per farlo. Molti parlano con me come se stessero denunciando i fatti, vorrebbero essere supportati da una figura deputata ad occuparsi del bullismo. La prepotenza viene vista come una caratteristica tipica della mentalità di certi ambienti e i ragazzi che la praticano non potranno mai cambiare. In alcuni quartieri neanche gli assistenti sociali, a cui vengono segnalati i ragazzi, possono svolgere il loro lavoro, poiché vengono continuamente e pesantemente minacciati.
Quasi tutti i professori indicano eventi significativi di impegno professionale, e tendono a dipingere il ruolo che ricoprono oscillante tra gli estremi del missionario/eroe o dell’agnello sacrificale/capro espiatorio.
Considerano varie causalità del bullismo, come la difficoltà di concentrazione, fatica nel relazionarsi agli altri, mancanza di colloquio con i genitori e/o docenti, c’è chi sostiene che un bambino sia violento se ha un padre violento, chi sostiene che bisognerebbe chiedere ai genitori di seguire di più i propri figli in casa.
Secondo la maggior parte degli insegnanti, i genitori dei bulli sono a conoscenza delle cattive condotte scolastiche dei loro figli, non fanno nulla per educarli in modo differente, anzi delegano alla scuola questo compito, spesso consigliano al figlio di non avere una reazione equilibrata e talvolta reagiscono ai richiami dei docenti in modo sconsideratamente aggressivo.
Circa i genitori delle vittime i comportamenti sono i più svariati nel momento in cui vengono a conoscenza del fatto che il figlio venga maltrattato a scuola; alcuni non fanno nulla per cambiare la condizione in cui versa il bambino, altri cercano di fare sentire la loro voce esponendo le loro lamentele ai docenti e ai presidi delle scuole.
Purtroppo non esistono in nessuna delle scuole, da me esaminate, programmi specifici volti al miglioramento del problema.
Gli unici provvedimenti attuati dalle scuole sono :
- provvedimenti disciplinari quali sospensioni, note sul registro di classe, rapporti;
- sensibilizzazione del consiglio di classe nell’ambito del quale si programmano strategie finalizzate al decondizionamento;
- coinvolgimento delle famiglie nel tentativo di ottenere la loro collaborazione, ma nella maggioranza dei casi non c’è una risposta adeguata a riguardo da parte loro.
2. Le osservazioni
Le osservazioni compiute nelle scuole durante la somministrazione dei questionari, restituisce un quadro delle relazioni gruppali variabile, ma sono tuttavia presenti alcune situazioni più frequenti la cui ricorsività sembra essere significativa nell’ambito di una lettura dei dati.
Si evidenziano:
– Difficoltà nella gestione del clima del gruppo-classe, poiché gli alunni hanno un comportamento estremamente irrequieto, tanto da non ascoltare i frequenti richiami degli insegnanti. Talvolta questi ultimi approfittano della mia presenza per apostrofare coloro che ritengono bulli.
- Forme di dogmatismo espresse attraverso urla e minacce.
– Normalizzazione dell’intolleranza e della violenza: sotto lo sguardo dell’insegnante, alcuni alunni urlano, si offendono a vicenda, si sottraggono oggetti, lanciano palline di carta, si scambiano di posto, corrono per la classe inseguendosi, entrano ed escono di continuo dalle aule, si picchiano, c’è anche chi si rifiuta di fare i compiti in classe.
- Relazioni affettivamente soddisfacenti e comunicazione produttiva in alcune classi, nelle quali il docente appare capace di entrare in contatto emotivo col gruppo e di proporre in modo motivante il compito.
3. I risultati della ricerca
Il campione è costituito da 318 alunni di cui 131 (68 femmine e 63 maschi) appartenenti a 4 classi di quinta elementare e 187 (86 femmine e 101 maschi) a 5 classi di prima media. Le scuole sono dislocate su territorio catanese, città e provincia, e con caratteristiche socio-ambientali ed economiche diverse.
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Elementari | Medie | Totale |
Maschi | 63 | 101 | 164 |
Femmine | 68 | 86 | 154 |
Totale | 131 | 187 | 318 |
Lo spoglio delle risposte fornite dagli alunni agli item del questionario “La mia vita a scuola” ha permesso il calcolo dell’Indice Generale degli Episodi di Bullismo (IEB) e dell’Indice Generale di Prepotenza (IGP). Le modalità di calcolo e di interpretazione dei due indici seguono il modello proposto da Sharp e Smith.
Per quanto riguarda l’IEB di alunni ed alunne delle scuole elementari risulta essere del 20,5% mentre quello delle scuole medie è del 15%.
Il Valore dell’IGP risulta del 18,7% nelle scuole elementari, e del 16,25% nelle scuole medie, i valori, quindi, tendono a decrescere in entrambi i casi.
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Elementari | Medie |
Indice Generale degli Episodi di Bullismo | 20,5% | 15% |
Indice Generale di Prepotenza | 18,7% | 16,25% |
Dalle interviste effettuate agli insegnanti delle scuole elementari, emerge il quadro riportato nella seguente tabella:
Maschi Femmine Totale
Bulli 5 2 7
% 7,93 2,94 5,34
Vittime 7 7 14
% 11,11 10,29 10,68
Totale 12 9 21
% 19,04 13,23 16,03
Per quanto riguarda la situazione riscontrata nelle scuole medie inferiori:
Maschi Femmine Totale
Bulli 20 2 22
% 19,8 2,32 11,76
Vittime 12 6 18
% 11,88 6,97 9,62
Bulli / Vittime 10 - 10
% 9,9 - 5,34
Totale 42 8 50
% 41,58 9,3 26,73
4 La prepotenza in cortile
I comportamenti bullistici presenti in molte scuole elementari e medie sembra si verifichino nelle aule, nei corridoi e nei cortili, questi ultimi sono considerati i luoghi più comuni in cui si verificano i comportamenti antisociali.
Nelle realtà, da me indagate, gli spazi ricreativi sono presenti in cinque istituti su nove, gli stessi sembrerebbero essere moderatamente influenti sul fenomeno del bullismo.
Ciò si evince dai dati riportati nella tabella seguente:
Scuole Elementari
Nomi delle scuole |
I E B(Indice degli Episodi di Bullismo) | I G P(Indice Generale di Prepotenza) | Presenza di cortile e/o Aree ricreative |
S. Pietro Clarenza | 61.82 | 49.08 | No |
F. Corridoni | 1,11 | 3.75 | Si |
S. Giovanni Galermo | 53 | 52.41 | No |
Scandurra | 53.83 | 48.49 | Si |
Scuole Medie
Nomi delle scuole |
I E B(Indice degli Episodi di Bullismo) | I G P(Indice Generale di Prepotenza) | Presenza di cortile e/o Aree ricreative |
A. Meucci | 25.16 | 31.16 | Si |
Guglielmino | 23.5 | 38.58 | Si |
L. Castiglione | 42 | 49.33 | No |
Cimbali | 22.16 | 27.83 | Si |
Scandurra | 26.96 | 28.74 | No |
La presenza dei cortili o delle aree ricreative sembrerebbe limitare gli indici di episodi di bullismo e generale di prepotenza.
I fattori che concorrono al verificarsi del fenomeno sono svariati, un esempio è dato dalla scarsa vigilanza degli insegnanti: una maggiore sorveglianza da parte degli adulti potrebbe aiutare, ma non risolverebbe il problema, visto che esistono varie forme di bullismo che non si basano né sull’aggressione, né sul contatto fisico. Se il cortile è troppo piccolo i bambini si “contendono” lo spazio limitato, se è troppo grande, rischiano di essere dei luoghi troppo dispersivi.
Credere di poter debellare il fenomeno è utopico, esso è sempre esistito, ma a differenza di un tempo, oggi vi si pone maggiore sensibilità, e maggiori sono gli strumenti a disposizione che ci possono permettere di ridurlo.
Le ricerche hanno dimostrato una forte correlazione tra gli episodi di bullismo e il degrado degli spazi ricreativi scolastici. Non basta migliorare solo gli spazi esterni alla scuola ma ciò contribuirebbe notevolmente alla limitazione del fenomeno.
Solitamente i cortili delle scuole elementari e medie sono dei piccoli spazi asfaltati su cui sono tracciate le linee di un campo di calcio o di basket e magari qualche piccola aiuola. Ma quando si definisce un ambiente “povero” lo si intende privo di stimoli e che offre poche opportunità per condurre attività didattiche, sociali, fisiche e ricreative.
E’ importante in un contesto, quale quello scolastico, organizzare degli spazi per le varie attività ludiche e ricreative degli studenti, un luogo povero, disadorno e poco curato, non farebbe altro che alimentare comportamenti antisociali. I bambini annoiati possono, per mancanza di stimoli o per frustrazione, scatenare risse, prendere in giro i compagni dando origine a fenomeni quali il bullismo. Il cortile che dovrebbe essere destinato a numerose attività rischia di essere adatto solo a poche. Se esso è piccolo si incorre nell’affollamento in cui i più piccoli possono intimorirsi, possono innescarsi conflitti inutili a causa delle gare per contendersi lo spazio.
I bambini più grandi tendono a monopolizzare il cortile con le partite di calcio emarginando i più piccoli e le bambine. Coloro che non si distinguono per le abilità richieste nei giochi predominanti vengono esclusi, chi si rifiuta di partecipare alle partite perché non sa o non vuole farlo diventa una potenziale vittima del bullismo. L’ambiente degradato del cortile può rafforzare gli effetti negativi della valutazione scolastica poiché non permette al bambino di eccellere neanche nelle attività all’aperto, ciò può determinare una diminuzione del livello di autostima.
Gli adulti devono essere capaci a fronteggiare aggressioni e comportamenti prepotenti che si verificano nei cortili. Sharp e Smith consigliano innanzi tutto:
- la collaborazione tra insegnanti e assistenti scolastici
- promuovere le conoscenze di base dei comportamenti bullistici ( al fine di non confondere il fenomeno con un semplice gioco di lotta);
- mantenere la calma di fronte ad un comportamento aggressivo;
- evitare di precipitarsi concitatamente sul luogo dell’incidente;
- chiedere delle spiegazioni;
- non lasciarsi fuorviare, evitare il sarcasmo e l’etichettamento;
- applicare delle strategie preventive.
5 Come migliorare l’ambiente
Gli spazi all’aperto hanno numerose potenzialità, basta solo riuscire a sfruttarle. L’ambiente dovrebbe essere ricco, vario, flessibile e multifunzionale, con scenari e caratteristiche che stimolino le attività ricreative e favoriscano le attività didattiche.
Dovrebbe essere ricco di verde, colori, sicuro, facilmente sorvegliabile e facile da mantenere.
La ristrutturazione dei cortili di una scuola può essere suddivisa in sei fasi, ispirate agli stadi usati spesso dai progettisti di esterni:
1. iniziare: coinvolgere il personale scolastico, docente e non docente, cercare di ottenere finanziamenti o sovvenzioni e se è possibile chiedere aiuto ad un progettista;
2. raccogliere informazioni: circa l’ambiente e le persone che ne usufruiscono;
3. definizione degli obiettivi: decidere quali modifiche apportare, il progetto dovrà essere flessibile e a misura di studente;
4. sviluppare i progetti: rendere ali obiettivi concreti
5. attuare i progetti
6. manutenzione e revisione : è necessario che il lavoro svolto non vada perduto ma che si mantenga nel tempo.
6 Strategie preventive
In molte scuole ci sono zone dei cortili attorno alle quali è più facile che si verifichino episodi bullistici, perché sono più bui o nascosti da una tettoia o un bagno. Sarebbe opportuno far perlustrare tali luoghi a rischio dal personale addetto.
Se si dovessero scoprire i soggetti coinvolti nel fenomeno si dovrebbe cercare di tenerli maggiormente sotto controllo evitando di etichettarli né come aggressori, né come vittime.
Bisogna avere un occhio di riguardo per quei bambini che hanno un atteggiamento solitario che rischiano di essere presi di mira dai compagni.
Parlare con chi è stato oggetto di comportamenti prevaricatori non permette solo di aiutare i ragazzi in difficoltà ma è indice del fatto che la sorveglianza continua anche durante la ricreazione, e sottolinea che comportamenti del genere non sono tollerati.
Conclusioni
Le ricerche riportate mettono in evidenza la diffusione, la complessità della problematica del bullismo. Essa assume differenti forme: fisica, verbale ed indiretta, che coinvolge sia maschi che femmine. Tuttavia molto spesso riesce a passare inosservata agli adulti.
“L’essenziale è invisibile agli occhi”, dice la volpe al Piccolo Principe, nel romanzo di Antoine De Saint-Exupéry, lo si riesce a vedere solo attraverso la via del cuore. Noi vediamo ciò che scegliamo di vedere e non sempre tutto ciò che ci appare è reale.
Gli adulti sono portati, forse per ingenuità o pura disattenzione, a non considerare i bambini, prototipo dell’innocenza, “cattivi”, capaci di svariate atrocità.
Non sempre è facile individuare le cause sottostanti a tale problematica, risulta più semplice additare la scuola, la famiglia o la società, i quali a loro volta tendono a delegare interventi e responsabilità l’uno all’altro innescando una sorta di spirale che non si esaurisce mai.
Ci si trova al cospetto di giovanissimi che vivono un disagio ma non ne parlano se non con un’apparente eccentricità o addirittura attraverso fenomeni tra i quali il bullismo. Bisognerebbe considerare tali eventi come metafore di qualche difficoltà, un messaggio agli adulti, che dovrebbe essere ascoltato, capito e non trascurato.
Non si può generalizzare, ma la cosa migliore da fare sarebbe considerare ogni individuo come un essere unico ed irripetibile, inserito in un luogo ed in un tempo attivando, contemporaneamente, una politica di prevenzione.
La vita ci insegna che per giungere alla risoluzione di un problema è necessario prima acquisire la consapevolezza circa la sua esistenza.
Basterebbe quindi che gli adulti prendessero coscienza dell’esistenza del bullismo, delle sue caratteristiche, delle dimensioni e, attraverso dei programmi mirati alla prevenzione ed una formazione adeguata, si arriverebbe più facilmente all’obiettivo finale, ovvero il ridimensionamento del fenomeno stesso.
Ancora una volta la volpe di De Saint-Exupéry sottolineerebbe che ‹‹E’ il tempo che si è investito in un progetto che lo rende importante e nel contempo ci elegge responsabili di ciò che si è “addomesticato”, ovvero di quello con cui si sono “creati dei legami”››.
Per saperne di più su bullismo in giovanissima età seguite questo articolo: Cause Bullismo nei bambini