10 marzo 2025


Adozione internazionale: un caso allarmante

27 ottobre, 2007 by Prof. Arturo Xibilia  
Categoria: Adozione

In campo di adozioni internazionali mi è stato segnalato un caso che, se la documentazione che ho chiesto lo confermerà, è di notevole gravità. Per il momento lo propongo senza nominare i soggetti implicati, anche per saggiare se situazioni analoghe si siano verificate altrove, altre volte. Quando avrò acquisito certezza documentale sull’evento, darò una informazione più dettagliata.
Una coppia riceve dall’Autorità giudiziaria competente l’attestazione di idoneità ad adottare uno o più minorenni di cittadinanza straniera, e si iscrive ad una Associazione autorizzata, la quale dopo qualche tempo la invia ad uno Stato straniero; qui il personale collegato all’Associazione mette la coppia in contatto con due fratelli, di età tra i dieci ed i dodici anni, adottabili.
La singolarità del caso sta nel fatto che i due bambini, per quella che sembra essere una politica dello Stato in questione, non si trovano in un istituto, ma già da quattro anni vivono presso una famiglia affidataria, cui lo Stato versa un contributo economico per il mantenimento. La famiglia in questione, vuoi perché nel frattempo si sono costituiti legami affettivi con i bambini, vuoi per non perdere il contributo statale, si mostra subito molto ostile all’adozione e fa pressioni sui bambini. In verità non ce ne è bisogno, perché i bambini si mostrano profondamente legati ai coniugi affidatari (li chiamano papà e mamma) e a tutta la famiglia allargata, per cui per un certo numero di giorni accettano di uscire con la coppia italiana, vanno ai parchi giochi, accettano i regalini, qualche volta dormono con loro in albergo, ma chiedono sempre con la massima determinazione di rientrare in famiglia; una volta, poiché una passeggiata si prolungava, avvantaggiati dal fatto di conoscere la lingua del luogo, attuano anche un tentativo di fuga per tornare a casa. La coppia si rende conto che non è proponibile separare i bambini dagli affidatari, segnala agli operatori locali la situazione e non può fare altro che rimpatriare proponendosi per un secondo contatto.
E’ evidente che in questa vicenda c’è un concorso di errori: da parte dello Stato straniero, di considerare ancora adottabili bambini che per il trascorrere del tempo e per la loro età hanno costituito legami affettivi importanti con degli affidatari (la legge italiana sull’affidamento eterofamiliare opportunamente pretende che l’istituto trovi applicazione solo in casi di temporanea inidoneità della famiglia naturale); da parte della Associazione, per avere proposto in adozione bambini in quelle condizioni e per avere posto la coppia assistita in una condizione insostenibile. E’ appena il caso di osservare che ancorché la coppia affidataria fosse stata favorevole all’adozione e l’avesse agevolata, per i bambini sarebbe stata comunque una esperienza dannosa.
Ma non è finita. Dopo un notevole lasso di tempo, l’Autorità competente dello Stato straniero invia all’Associazione una lettera nella quale attribuisce alla coppia italiana la responsabilità di avere fatto fallire il progetto adozionale, e la definisce inidonea all’adozione; l’Associazione gira questa lettera all’Autorità giudiziaria italiana, con conseguenze che sono facilmente immaginabili e che, infatti, arrestano immediatamente il secondo contatto in corso.

Prof. Arturo Xibilia

Psicologo, Psicoterapeuta

Docente presso l’Università di Catania di

Diagnostica giuridico-forense